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Macron il laico vanta però un titolo Vaticano: protocanonico. Per questo si dà da fare per il Conclave e punta su Papa Aveline. Ma è dal 1370 che un francese non guida più la Chiesa

29 Aprile 2025 - 19:16 Renato Gabrieli
Da quando Enrico IV si convertì per diventare re (“Parigi val bene una messa”) a chi guida la Francia è offerto il titolo di protocanonico d’onore della Basilica di San Giovanni in Laterano. Mitterand e Hollande l’hanno rifiutato, Macron invece se l’è portato a casa

La notizia che Emmanuel Macron ha pranzato con i cardinali transalpini che il 7 maggio entreranno in Conclave non deve stupire più di molto. La Francia da ormai oltre un secolo osserva una rigida “laicité” all’interno dell’Esagono, ma continua ad atteggiarsi a protettrice dei cristiani, e dei cattolici in particolare, in Medio Oriente e nei territori di missione. Con non pochi problemi nel passato. Come, ad esempio, in Cina dove Parigi, nella prima metà del secolo passato, ostacolò con ogni mezzo il desiderio della Santa Sede di allacciare rapporti diplomatici diretti con Pechino. Non solo. I presidenti, con rare eccezioni (Mitterrand e Hollande), non hanno mancato di prendere possesso del titolo di protocanonico onorario della Basilica di San Giovanni in Laterano, perpetuando, nell’era repubblicana, un privilegio che venne concesso per la prima volta al re Enrico IV (quello di “Parigi val bene la messa”). Macron lo fece il 26 giugno 2018. Inoltre, nella Basilica dove risiede la Cattedra del Papa, ogni anno, il giorno di Santa Lucia, viene celebrata una messa solenne “pro felici ac prospero statu Galliae”.

Il cardinale di Marsiglia Jean-Marc Aveline

Il cardinale di Marsiglia non sa l’italiano, e l’ultimo predecessore francese fu 700 anni fa

Il pranzo nella prestigiosa Villa Bonaparte, che confina con quella parte delle mura aureliane dove fu aperta la breccia di Porta Pia, ha assunto un sapore particolare perché per questo Conclave tra i possibili candidati c’è un porporato francese, il cardinale di Marsiglia Jean-Marc Aveline, di impostazione progressista ma tollerante nei confronti del cattolicesimo tradizionalista particolarmente vivace proprio in Francia. Certo, Aveline non parla italiano. Un tempo sarebbe stato un ostacolo insormontabile, oggi chissà. Ma l’ultimo papa francese della storia fu Gregorio XI, l’ultimo dei Pontefici della cosiddetta cattività avignonese, quando la sede del papato fu trasferito nella città di Avignone, nel sud della Francia. Per circa 70 anni i vescovi di Roma furono tutti francesi. Alla fine però Pierre Roger de Beaufort, che era stato eletto nel 1370 col nome di Gregorio, nel 1377 riportò a Roma la sede del successore di Pietro. A spendersi con vigore per questo ritorno ci fu una donna che la Chiesa venera come patrona d’Italia, dottore della Chiesa e compatrona d’Europa, santa Caterina da Siena. La santa che si celebra proprio martedì 29 aprile.

Il popolo romano insorse dopo 70 anni di papi francesi e gridò: «Romano lo volémo!»

Quando Gregorio XI morì, il popolo romano, intimorito che ci potesse essere un nuovo pontefice francese, si sollevò al grido di “romano lo volémo, o almanco (almeno) italiano”. I cardinali lo ascoltarono e venne eletto l’italiano Urbano VI, ultimo Papa eletto senza essere cardinale. Ora sono ben 47 anni che sul Soglio di Pietro non siede un italiano, dopo che per secoli il Papa è stato sempre arrivato dalla Penisola. Nel conclave in arrivo ci saranno due romani (Augusto Paolo Lojudice e Matteo Maria Zuppi) e altri 17 italiani. A differenza di allora però non si registrano sollevazioni popolari per chiedere la loro elezione.

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