Ultime notizie BlackoutConclaveDonald TrumpUcraina
SOSTENIBILITÀCambiamento climaticoGreenInghilterraPolitiche ambientaliPolitiche energeticheRegno Unito

Tony Blair rompe il fronte progressista: «Le politiche green falliranno». Protestano Verdi e associazioni per il clima: «È un dinosauro politico»

tony-blair-fallimento-politiche-verdi
tony-blair-fallimento-politiche-verdi
Un rapporto dell'ex premier britannico agita la politica inglese. E intanto gli attivisti lo accusano di essere legato agli interessi delle aziende petrolifere

Le politiche per raggiungere la neutralità carbonica e abbandonare i combustibili fossili «sono destinate al fallimento». Se a pronunciare questa frase fosse stato un politico conservatore, probabilmente la notizia non sarebbe finita sulle pagine dei giornali. Ma se a pronunciarla, come è accaduto, è Tony Blair, ex primo ministro laburista, allora è tutta un’altra storia. In un rapporto pubblicato dal suo Tony Blair Institute for Global Change – e intitolato The Climate Paradox: Why We Need to Reset Action on Climate Change – l’ex premier britannico rompe il fronte progressista e critica le politiche energetiche e di contrasto ai cambiamenti climatici. L’istituto fondato da Tony Blair, in realtà, riconosce eccome l’esistenza del riscaldamento globale e la necessità di arrestarne l’avanzata, ma si mostra anche molto scettico sulle politiche di mitigazione messe in campo dai governi, compreso quello britannico, definite «irrazionali».

Blair boccia le politiche verdi

Nei Paesi avanzati, si legge nel documento, «gli elettori si sentono chiamati a fare sacrifici finanziari e cambiamenti nel proprio stile di vita, sapendo che l’impatto sulle emissioni globali è minimo». La verità, scrive Blair, è che la domanda di combustibili fossili continuerà a crescere, trainato dall’aumento del traffico aereo, dall’urbanizzazione e dai consumi dell’intelligenza artificiale. Secondo l’ex premier, bisogna fare i conti con questi «fatti scomodi». E la soluzione, più che nelle rinnovabili o nel risparmio energetico, va cercata nell’innovazione tecnologica. Un esempio? La cattura e lo stoccaggio di anidride carbonica, verso la quale a suo parere andrebbero indirizzati più finanziamenti. Peccato che si tratti di una tecnologia ad oggi molto acerba e che divide la stessa comunità scientifica, incerta sul fatto che possa davvero giocare un ruolo nella lotta ai cambiamenti climatici.

I conservatori incalzano il governo Starmer

Questi commenti di Blair – che rompono di fatto il consenso del fronte progressista, perlomeno di quello inglese, sulle politiche verdi – hanno scatenato una polemica interna al partito laburista, con alcuni parlamentari che hanno accusato l’ex premier di usare la stessa narrazione dei partiti di destra per ritardare le azioni contro i cambiamenti climatici. E infatti sono proprio i conservatori inglesi – insieme al trumpiano Reform UK, guidato da Nigel Farage – i primi a cavalcare le polemiche sollevate da Tony Blair. Dopo la pubblicazione del documento, i Tories hanno chiesto al governo laburista di Keir Starmer di porre fine alla «folle corsa» verso l’obiettivo delle zero emissioni. Una richiesta che Downing Street ha prontamente rispedito al mittente.

Protestano i Verdi e le associazioni per il clima

Lindy Fursman, direttrice delle politiche climatiche ed energetiche del Tony Blair Institute, ha assicurato alla Bbc che il rapporto non intende opporsi alla transizione green. Eppure, le rassicurazioni non sono bastate a placare le polemiche. Carla Denyer, leader dei Verdi inglesi, ha definito l’ex premier un «dinosauro politico», mentre Doug Parr, uno dei responsabili di Greenpeace Uk, lo ha accusato di dire «sciocchezze», che non vanno prese sul serio. Ma le critiche nei confronti di Tony Blair non arrivano solo dall’ala più oltranzista dei movimenti per il clima. Nicholas Stern, ex economista capo della Banca Mondiale, ha bollato il rapporto dell’ex premier come «confuso e fuorviante», precisando che «si stanno facendo molti più progressi nel mondo per decarbonizzare l’economia globale di quanto non suggerisca».

Le accuse delle associazioni per il clima sui legami con l’Oil&Gas

Alcune associazioni ambientaliste non sembrano troppo sorprese dai commenti di Blair, che pur avendo guidato un governo laburista si è spesso mostrato piuttosto timido sul fronte delle politiche per il clima. Non solo: l’accusa rivolta all’ex premier britannico è di aver intrattenuto diversi legami con le aziende dell’Oil & Gas durante e dopo i suoi anni a Downing Street. Nel 2016, per esempio, il Guardian rivelò che la Tony Blair Associates ricette un pagamento di 382mila sterline da PetroSaudi – la principale società petrolifera saudita – per aver facilitato un’intesa con il governo cinese. L’anno successivo, un’inchiesta del Daily Telegraph rivelò che uno stretto collaboratore di Blair ricevette 12 milioni di dollari dagli Emirati Arabi Uniti, mentre il Tony Blair Institute ne ricevette 35 milioni per attività di consulenza.

Foto copertina: EPA/Made Nagi | L’ex premier britannico, Tony Blair, in una foto del 2024

leggi anche