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Crossroads

Una locomotiva chiamata Po. Viaggio emotivo lungo il fiume che produce lavoro e idee.

Da piccoli impariamo che il Po è un serpentone di oltre 650 km che nasce dal Monviso, arriva fino all’Adriatico ed è a tutti gli effetti il fiume più maestoso d’Italia. Stop. Da adulti non ci pensiamo quasi più. Ce lo dimentichiamo, come i dinosauri e il Triangolo delle Bermuda. Salvo quando ne sentiamo parlare al TG per via di qualche inondazione. In realtà, al Po, noi italiani, dobbiamo molto di più; ogni giorno battezza moltissime nuove opportunità, imprese, ed occasioni di rinascita culturale ed economica.

Il Po, che porta 42,6 miliardi di metri cubi di acqua al mare tutti gli anni, costeggia otto regioni, oltre 3.500 comuni, e 15.764.000 abitanti. Produce 17.940 megawatt di potenza annua per le nostre città, e oltre al 40% del PIL nazionale proviene dal suo bacino, grazie all’agricoltura e le innumerevoli imprese che ci nascono. “Il Po, dunque, non è solo un fiume, ma è una risorsa economica, non sempre onestamente utilizzata,” scrive l’autore Albano Marcarini.

Racchiude splendidi tesori, alcune tre le città d’arte più belle di tutto lo stivale - come Ferrara – e moltissime eccellenze enogastronomiche riconosciute a livello internazionale, oltre a 260 musei dedicati alla cultura, la più lunga pista ciclabile dell’Italia, e alcuni luoghi resi immortali da personaggi come Giuseppe Verdi, Cesare Zavattini, Giovannino Guareschi e Ludovico Ariosto.

“Anche l’UNESCO ha riconosciuto la valenza naturalistica della media valle del Po...”

“Quando il Po arriva da noi attraversa quelle che chiamiamo ‘le signore della media valle’, e attraversa il bacino demografico ed economico più ricco d’Italia,” mi spiega Antonella Sala, esperta in valorizzazione turistica e territoriale del fiume. “Il grande fiume è come una collana di perle, composta da paesini: ciascun paese è una perla e ha qualcosa da offrire.” Anche a livello naturalistico, il fiume detiene record nazionali: per esempio, la zona del Po Grande, proprio dalle parti di Piacenza, è stata dichiarata Riserva MAB Unesco nel 2019, e il delta si è aggiudicato il titolo di patrimonio dell'umanità UNESCO.

“Nonostante tutte le sue ricchezze, il Po viene spesso sottovalutato,” dice Sala. “Speriamo tuttavia che la percezione generale stia cambiando”.

Per aiutare anche te a cambiare idea su questo maestoso protagonista, oggi ti porto tra le province emiliane del medio Po. Ti racconterò tre storie incredibili di chi vive tutti i giorni a contatto con il fiume ed è riuscito a prendere da esso energia, ispirazione e sostenibilità economica. Ho visitato queste terre avvolta da un mantello di nebbia – come è tipico della Pianura Padana a gennaio – anche se, proprio nella foschia, l’acqua e il silenzio conservano più magia.

“La terra, l’Emilia, la luna… io e te!” dice la canzone del gruppo Le Luci Della Centrale Elettrica.

Prima tappa? Nel Po. Letteralmente. Ho conosciuto Giuliano Landini, capitano ed imprenditore della Motonave Stradivari, la più grande motonave del fiume, creata nel ‘75 solo ed esclusivamente per una vita nel Po: misura 62 metri di lunghezza per 10 metri di larghezza, e pesa più di 350 tonnellate. Siamo andati a trovarlo a Boretto, in provincia di Reggio Emilia, e mi ha raccontato tutte le sue avventure dentro l’acqua: quel fiume “pieno di insidie ma ha un suo fascino.” Landini dice che vive per il Po, che gli ha dato una missione ed un’impresa: ogni anno ospita oltre 7,000 persone a bordo della Stradivari.

“Il mio è un sogno lungo un fiume, una poesia,” mi spiega Landini, che si firma nei nostri messaggi WhatsApp come Il Capitano. “Come autodidatta divulgatore scientifico autoctono, mi diletto nello spiegare la navigazione del Po. Perché va conosciuto e perché va rispettato. Tutto ciò che è bello dell’Emilia noi lo rendiamo ancora più affascinante, lo creiamo in movimento.” In movimento si coglie una storia di un fiume che è turismo ma è anche casa, e che è svago ma è anche risorsa di lavoro.

Il Po si può abitare: in barca, ma anche su un’isola. In effetti, in provincia di Piacenza si trova l’Isola Serafini, l’unica isola fluviale abitabile della zona. Quasi 15 km quadrati di isolotto immerso nell’acqua, quest’appezzamento di terra ricorda una specie di Ponte di Terabithia industriale; è uno spazio di acqua e bosco collegato alla terraferma da tre ponti in acciaio e una conca di navigazione gigante. È un territorio di confine, suddiviso tra tre province e due regioni (Emilia Romagna e Lombardia). E qui, dei giovani vogliono fare la differenza.

Negli anni ‘80 gli abitanti dell'isola erano più di 500, ma oggi se ne contano a malapena 40, mi spiega Davide Sesenna, annata ‘95, un giovane isolano che fa il cuoco in una Trattoria, l’unica attività commerciale rimasta sull’isola: non si apprezza più la terra e il fiume come si apprezzavano una volta. Quindi lui e alcuni suoi coetanei isolani hanno creato la Cooperativa di Comunità Isola dei Tre Ponti: insieme vogliono investire in questa zona del fiume, far vedere a tutti quanto ha da offrire, e riportarci nuove attività commerciali. Ci hanno raccontato come.

Elena Marsiglia, architetto ambientale e presidente della Coop Isola Tre Ponti, ci ha parlato della conca di navigazione fluviale di Isola Serafini, che è la più importante d’Italia e permette a navi turistiche e commerciali di passare di qua. Ma c'è un’altra costruzione fluviale unica nel suo genere: una scala di risalita assistita per pesci che permette alle specie ittiche autoctone – anguille, storioni, lasche, barbi e savette – di risalire il fiume. Marsiglia ed i ragazzi vogliono accendere i riflettori su queste imprese one-of-a-kind e tutto quello che l’isola sul Po ha da offrire: organizzano gite con le scuole, concerti a riva del fiume, lezioni di cucina, laboratori di artigianato e farming, ed escursioni in bici.

Nessuna storia che io possa narrare di questa terra potrà mai avvicinarsi a quelle raccontate da Giovannino Guareschi, storico scrittore e giornalista parmense. Il creatore di Don Camillo e Peppone ha cambiato la storia del giornalismo, affrescando con le sue parole l’umanità incredibile della civiltà contadina sviluppata sulla riva del maestoso fiume.

Per questo motivo sono andata personalmente a scoprire la sua storia insieme al figlio Alberto. Ci siamo incontrati agli archivi di Casa Guareschi, luogo dove gli eredi Guareschi e molti giovani tesisti categorizzano, digitalizzano e studiano tutte le lettere, i quaderni e i diari lasciati dal grande scrittore dopo la sua morte: da un piccolo block-notes di appunti risalenti al suo periodo internato durante il nazi-fascismo, dove prendeva appunti sul suo stato d’animo e annotava delle “F” per “Fame”, “Freddo” e “Fatica”, alle lettere scritte dai suoi lettori ed editori durante il periodo del Candido. Il lavoro che stanno facendo gli eredi Guareschi e questi giovani universitari creerà un archivio digitale inimitabile, rendendo giustizia a una parte importantissima della storia Italiana.

“Dunque il Po comincia a Piacenza, e fa benissimo, perché è l’unico fiume rispettabile che esista in Italia: e i fiumi che si rispettano si sviluppano in pianura, perché l’acqua è roba fatta per rimanere orizzontale, e soltanto quando è perfettamente orizzontale l’acqua conserva tutta la sua naturale dignità”, scriveva Guareschi nel 1948.

“Il Po dei Gonzaga. Si fa per dire. E’ stato degli Etruschi, e di Venezia, dei tedeschi e di Napoleone questo Po così conteso. E poi quando è diventato degli italiani, ingiustamente dimenticato,” scriveva Cesare Zavattini, grande mentore di Guareschi, pochi anni dopo (nel 1955). Ma oggi qualcosa sta cambiando, e gli emiliani come il Capitano Giuliano Landini e i ragazzi della Cooperativa di comunità Isola Tre Ponti ce l’hanno ricordato.

Ti è piaciuto questo episodio? Ecco la nostra “Mappa del Tesoro” Crossroads, dove puoi vedere le città che abbiamo visitato e seguire il nostro percorso. Clicca qui per scoprire di più della Motonave Stradivari, leggi queste righe per conoscere i ragazzi di Isola Serafini, e fatti trasportare dai racconti sul Po di Don Camillo e Peppone su questo sito.

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Supervision: Francesca Simili
Production: Sofia Quaglia

Sponsorizzato da Regione Emilia Romagna

Iniziativa realizzata in collaborazione con la Direzione generale Economia della conoscenza, del lavoro e dell’impresa della Regione Emilia-Romagna.