Emmanuel Macron

Emmanuel MacronEpa | Un primo piano del presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron

Carismatico, brillante, abile pianista e soprattuto più giovane rispetto alla media dei politici, Emmanuel Macron è stato definito il «Mozart dell’Eliseo» e ha ispirato paragoni con Tony Blair e Matteo Renzi. In pochi avrebbero scommesso su di lui quando nel 2014 il presidente francese François Hollande lo scelse come suo ministro dell’Economia. Allora Macron era ancora uno sconosciuto sulla scena politica francese. Nell’arco di tre anni l’avrebbe stravolta, fondando il suo partito En Marche! (In marcia) e battendo la leader della destra nazionalista Marine Le Pen nelle elezioni del 2017 con il 66% delle preferenze, diventando così il nuovo presidente della Francia e il più giovane nella storia della Repubblica.

Chi è Emmanuel Macron?

Brigitte e Emmanuel MacronEPA/Francois Mori | Emmanuel Macron e sua moglie Brigitte.

Nato ad Amiens nel dicembre del 1977, figlio di un neurologo e di una pediatra, Macron si avvicina alla politica e alla sinistra da giovane. Abile pianista, frequenta il conservatorio nella sua città natale e studia filosofia dai gesuiti. Segue la laurea all’Ena, la prestigiosa scuola dove si forma l’élite politica francese. Lavora come banchiere per Rothschild, diventando milionario dopo aver seguito l’acquisizione di una filiale del colosso Pfizer da parte di Nestlé. Nel 2007 si sposa con Brigitte Trogneux, sua ex professoressa del liceo, vent’anni più grande di lui.

La terza via

Macron si iscrive al partito socialista nel 2006 e, dopo il ruolo nella banca di investimento Rothschild, diventa vice segretario generale all’Eliseo e consigliere di Hollande alle primarie del 2011. Così approda al ministero dell’Economia. Al di là del suo passato in finanza, anche le sue idee politiche sono lontane dalla sinistra francese. Tra le leggi simbolo del primo periodo della presidenza c’è la riforma del lavoro del 2017 voluta per rendere più flessibile il lavoro, indebolendo il potere contrattuale dei sindacati e rendendo più semplice i licenziamenti e quindi, almeno in teoria, le assunzioni. Sul fronte domestico il suo mandato è segnato anche dalle proteste dei Gilet gialli, il movimento nato nel novembre del 2018 per contestare le nuove tasse proposte dal governo di Macron che avrebbero fatto aumentare il prezzo del gasolio e della benzina.

Nel corso della presidenza Macron prende le distanze da quella che in un’intervista descrive come il Washington Consensus, «un dogma in cui le verità erano: diminuzione del ruolo dello Stato, privatizzazioni, riforme strutturali, apertura delle economie attraverso il commercio, finanziarizzazione delle nostre economie, il tutto all’interno di una logica piuttosto monolitica basata sulla creazione di profitti» che a suo dire si è mostrato inadatto per affrontare alcune sfide della nostra epoca, come il cambiamento climatico e le crescenti disuguaglianze. Per il presidente francese è necessario costruire un nuovo consenso globale, «quello che potremmo chiamare il Consenso di Parigi, che però sarà il consenso di tutti», che sappia «rispondere alle sfide contemporanee» e «costruire un’Europa molto più forte, che possa far valere la sua voce, la sua forza, mantenendo i suoi principi».

L’Europa e l’interesse nazionale

Merkel e MacronEpa | Angela Merkel a colloquio con Emmanuel Macron.

L’Europa appunto. Macron mette al centro della sua visione politica il rafforzamento dell’Europa, per costruire «un’autonomia strategica» in termini militari, tecnologici e giuridici nel quadro generale della Nato e dell’alleanza storica con gli Stati uniti. Grazie all’asse con Angela Merkel, Macron riesce a dare un seguito concreto a questa visione tramite il Recovery Fund, ideato e fortemente sostenuto insieme alla cancelliera tedesca. Ma in politica estera Macron cerca spesso di muoversi indipendentemente dai suoi alleati europei, tentando di capitalizzare sui legami storici e culturali tra la Francia ed alcune delle sue ex colonie. È il caso della Libia, dove la Francia dà inizialmente sostegno al maresciallo Khalifa Haftar, o del Libano, dove Macron tenta di mediare una soluzione alla crisi politica acuita dopo l’esplosione nel porto di Beirut, ma senza grande successo.

La lotta contro l’Islam radicale

MacronEpa | Emmanuel Macron durante una pausa dei lavori del Consiglio europeo.

L’ultima fase del suo mandato è caratterizzata anche dalla lotta contro l’islamismo, sia all’estero – vedi lo scontro con la Turchia di Erdogan – sia in chiave domestica, attirando nuove critiche da parte di chi accusa il presidente di alimentare lo «scontro di civiltà». Mercoledì 9 dicembre 2020 il Consiglio dei ministri francese approva un disegno di legge «a sostegno dei principi della Repubblica» che punta ad arginare influenze straniere sull’Islam in Francia. Si tratta di un tema molto sentito nel Paese che negli anni ha subito vari attacchi di matrice islamica, come nel caso dell’attacco alla redazione del giornale Charlie Hebdo nel 2015 e più recentemente la decapitazione da parte di un giovane ceceno di Samuel Paty, un insegnante di scuola media che aveva mostrato le vignette satiriche di Maometto durante una sua lezione.

Testo di Riccardo Liberatore

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