Luca Zaia

Luca ZaiaAnsa | Luca Zaia è il governatore della Regione Veneto

Chi è Luca Zaia?

Trevigiano doc e militante della Lega della prima ora, Luca Zaia è presidente della Regione Veneto dal 2010. Nato nel 1968 a Conegliano, si laurea in Scienze della produzione animale a Udine e lavora per dodici anni come PR per diverse discoteche della zona. Nel 1998, il primo incarico politico: la nomina a presidente della provincia di Treviso. In quegli anni, Zaia scala rapidamente le gerarchie del partito, fino a quando nel 2005 viene scelto come vicepresidente della giunta regionale di Giancarlo Galan. Il nativo di Conegliano ottiene le deleghe al turismo, all’agricoltura, allo sviluppo montano e all’identità veneta. Un lavoro svolto egregiamente, che nel 2008 spinge Silvio Berlusconi ad affidargli il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Nel 2010, si torna a votare per la presidenza del Veneto e Zaia appare agli occhi di tutto il centrodestra come il candidato naturale. Alla riunione dei vertici della Lega la sua candidatura viene accolta all’unanimità e pochi mesi dopo arriva la vittoria con più del 60% dei consensi. Da quel momento, il nome di Zaia diventa tutt’uno con la regione che governa. Nel 2015 viene riconfermato al primo turno e nel 2020 ottiene il suo terzo mandato consecutivo con percentuali bulgare: 76,8%, il più alto scarto di voti nella storia d’Italia in un’elezione regionale.

La battaglia per l’autonomia e la difesa dei prodotti veneti

Tra i cavalli di battaglia di Zaia c’è senz’altro l’autonomia del Veneto, chiesta a gran voce per anni. Nel 2014, il presidente di regione si dichiara a favore del plebiscito digitale, che chiede ai veneti di esprimersi in materia di secessione dallo Stato italiano. Poco più tardi, arriva addirittura a paragonare il Veneto alla Crimea, occupata proprio in quei mesi dalle truppe russe. Nei suoi due anni da ministro, si trova ad affrontare la questione relativa all’esportazione del Brunello di Montalcino negli Stati Uniti, vietata dopo la scoperta di alcune partite di vino con certificazione falsa. Uno dei suoi provvedimenti più controversi, adottati nei suoi primi anni da governatore del Veneto, risale al 2010. In seguito a un forte alluvione, Zaia modifica una legge regionale per consentire la ristrutturazione di ruderi agricoli. Il documento viene considerato un esempio di cementificazione e scatena le proteste del centrosinistra e di alcuni esponenti dell’Unione di Centro. Sempre nel 2010, Zaia si dichiara contrario all’utilizzo della pillola abortiva Ru486 e alla sua distribuzione all’interno del Veneto, facendo rete con altri politici leghisti di tutta Italia. Durante gli anni del Covid, la sua amministrazione è fra le prime a discostarsi dalle indicazioni del Ministero della salute, che chiede di tamponare solo i casi sintomatici. Zaia dispone controlli a tappeto e il Veneto diventa la prima regione italiana a usare i test sierologici.

Le posizioni sui diritti civili e i dissapori interni alla Lega

Nel corso degli anni, Zaia si è definito «pannelliano» e «gandhiano», arrivando ad abbracciare posizioni politiche che lo hanno fatto entrare in contrasto con le frange più conservatrici della Lega. Nel 2021, rispondendo a una domanda del giornalista Peter Gomez, afferma di essere contrario alla legalizzazione della marijuana ma favorevole alla depenalizzazione del consumo. In tema di diritti civili, Zaia si è schierato più volte con l’ala più moderata del partito. Nel 2021, parlando di omofobia, sostiene che «il centrodestra deve cambiare pelle rispetto a 30 anni fa», auspicando una maggiore apertura «in materia di diritti, nuove famiglie e sessualità». A inizio 2023, annuncia la creazione del primo centro regionale per la chirurgia di riassegnazione del sesso, descrivendo la sua delibera come un «fatto di civiltà». Dopo la caduta del governo Draghi e il tracollo di consensi della Lega, Zaia si fa portavoce di una minoranza del partito critica della leadership di Matteo Salvini, al punto da essere indicato da molti organi di stampa come suo possibile successore alla segreteria.

Testo di Gianluca Brambilla

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