Battaglione Azov
Le accuse di nazismo, i simboli, la crescita di consenso (grazie ai russi): cosa è davvero il Battaglione Azov
Vladimir Putin ha definito a più riprese la guerra in Ucraina come «un’operazione militare speciale mirata alla denazificazione del paese». Ma cosa intende? Com’è stato dimostrato, l’uso di questi termini fa parte dell’intensa campagna di propaganda che il Cremlino sta portando avanti nei confronti del conflitto, ma si basa su un fondo di verità tutto sommato poco noto. In Ucraina, come in molti altri Paesi, esistono gruppi e organizzazioni che più o meno esplicitamente si rifanno a ideali nazisti. Secondo The Nation, la differenza sostanziale sarebbe che l’Ucraina «è l’unica nazione al mondo che ha un gruppo nazista all’interno delle proprie forze armate». É questa la definizione data dalla rivista statunitense al Reggimento d’Azov, uno dei corpi della guardia nazionale ucraina, che nella guerra contro la Russia si è distinto per tenacia e risultati. Ma le cose stanno veramente così? Azov è veramente un gruppo neonazista?
Da ultrà a forze armate, gli inizi di Azov
La storia di Azov ebbe inizio nel 2014, quando il politico ucraino di estrema destra Andriy Biletsky riunì due due gruppi noti per i loro ideali xenofobi e neonazisti: i Patrioti dell’Ucraina e l’Assemblea Social-Nazionale (SNA), a loro volta legati agli ultrà della squadra di calcio Metalist Kharkiv, tra i quali Biletsky militava. Per questi motivi, fin dai primi anni della sua storia, il gruppo paramilitare è stato associato a ideali e comportamenti di stampo nazista. Nello specifico, ci sono almeno tre aspetti di Azov che richiamerebbero il nazismo: il simbolo, il fondatore Biletsky e i crimini di guerra di cui il gruppo si è macchiato.
Il simbolo
Forse il più evidente, per i critici, è il simbolo di Azov: ricorda il “Wolfsangel”, una sorta di zeta tagliata che rappresenta la stilizzazione di un gancio che nel passato veniva usato per catturare i lupi. Il Wolfsangel era l’emblema del partito nazista, prima di essere sostituito dalla svastica. Azov sostiene però che il simbolo rappresenti semplicemente un’amalgama delle lettere I e N, acronimo di “Idea Nazione”.
Il fondatore
Il fondatore, Andriy Biletsky, è un personaggio estremamente controverso. Nel 2010 dichiarò che la missione della nazione ucraina è «guidare le razze bianche del mondo in una crociata finale contro i subumani capeggiati dai semiti». Biletsky è anche stato un membro del parlamento ucraino dal 2014 al 2019, e ha partecipato a solo il 2% delle votazioni. Ha inoltre fondato il partito di estrema destra Corpi Nazionali.
I crimini di guerra
L’OHCHR (l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU), in due rapporti (uno qui e l’altro qui) ha denunciato che tra il 2015 e il 2016, durante il conflitto contro la Russia nell’Ucraina dell’est, il battaglione si sarebbe macchiato di crimini di guerra tra cui saccheggi di edifici civili, e addirittura un rifugio per senzatetto, detenzioni ingiustificate, torture e lo stupro di un disabile.
Da battaglione a reggimento e il ruolo di Avakov
Come anticipato, il battaglione nacque nel maggio 2014, in seguito alla decisione dell’allora ministro dell’interno ucraino Arsen Avakov di consentire la formazione di gruppi paramilitari. Tuttavia, la condizione di gruppo paramilitare non durò molto. A novembre 2014, in seguito alla riconquista del porto di Mariupol da parte dei separatisti filorussi avvenuta il 13 giugno, il battaglione ottenne il riconoscimento di corpo ufficiale della Guardia Nazionale Ucraina, a soli sei mesi dalla sua nascita. Con l’entrata nella Guardia Nazionale, Azov si sarebbe spogliato di ogni elemento ideologico di estrema destra, ma così non è stato, o almeno non del tutto. Nel 2015 il movimento stesso aveva dichiarato che tra il 10 e il 20% dei suoi membri si identificavano come estremisti destra. C’è poi la questione dei crimini di guerra, che sarebbero avvenuti tra il 2015 e il 2016, ovvero dopo che il battaglione entrò a far parte delle forze armate regolari.
Come ha fatto quindi Azov a continuare a operare nonostante queste controversie? Come spiegato a Open dal sociologo ucraino e ricercatore in studi slavi all’Università di Dresda, Volodymyr Ischenko, Avakov potrebbe aver avuto un ruolo fondamentale in questo passaggio. L’ex ministro dell’interno – uno dei politici più influenti del paese – diventò «la copertina politica del movimento», e ci sono sospetti che fu lui a minimizzare e coprire i crimini di cui Azov si macchiò. In effetti, Avakov è accusato dall’Anti-Corruption Action Center dell’Ucraina di aver coperto casi di violenza della polizia e di averla persino incoraggiata. «Si sospetta anche che l’ex ministro dell’interno possa aver finanziato Azov, ci sono state indagini sui finanziamenti al Reggimento, ma non prove definitive», ha detto Ischenko.
I sospetti trovano fondamento anche alla luce dei legami tra Avakov, Biletsky e Patrioti dell’Ucraina, uno dei gruppi da cui poi nacque Azov. «Sia Avakov che Biletsky erano membri attivi della politica di Kharkiv, e si conoscevano già prima del 2014» ha spiegato Ischenko. Nello specifico, Avakov è stato governatore dell’oblast di Kharkiv, le cui autorità cooperavano con Patrioti dell’Ucraina, e Biletsky è rimasto per anni sotto il suo patrocinio.
Azov oggi: come la guerra ha rinforzato il movimento
A oggi Azov è uno dei pilastri delle forse armate dell’Ucraina. Già nel 2014, in occasione dell’entrata nella Guardia Nazionale l’allora presidente Petro Poroshenko aveva definito i membri del reggimento «i nostri migliori guerrieri». Nel corso del conflitto corrente, il reggimento si è di nuovo distinto per la stoica difesa di Mariupol. Ha spiegato ancora Ischenko: «La maggior parte dei 900 membri al momento si trova lì, e se i russi prenderanno Mariupol, vuol dire che Azov non ce l’avrà fatta». Questa dedizione è valsa ad Azov il rispetto e la gratitudine di ampie fasce della popolazione ucraina. «La maggior parte delle persone non vota per i partiti di estrema destra, perché ha altre priorità politiche, ma circa il 20% della popolazione giustifica le azioni del reggimento» ha spiegato ad Open Ischenko, che ha aggiunto: «E la percentuale nella parte politicamente attiva della società, è ancora più alta».
Una possibile spiegazione per un supporto tanto diffuso potrebbe essere il sentimento anti-russo che è nato in questi anni nella popolazione ucraina e che si è intensificato negli ultimi mesi, come confermato a Open dall’analista politico del Centro di Studi sull’Est Europa di Stoccolma Andreas Umland. «La loro reputazione è cambiata molto», ha detto Umland riferendosi ad Azov, «ora sono intoccabili e rispettati». Un crescente sentimento anti-russo, in parallelo a uno anti-Putin, è stato confermato anche da Ischenko: «Dopo questa guerra, credo ci saranno molte meno parole di amicizia e fratellanza nei confronti dei russi», ha detto il sociologo. Insomma, se prima di febbraio l’astio era solo verso Putin, adesso pare che un sentimento nazionalista si stia insinuando tra gli ucraini.
«Questi sono gruppi che nascono dalla guerra», ha spiegato Umland riferendosi ad Azov. «Putin vuole fare passare l’idea che la ragione per cui ha attaccato l’Ucraina è la presenza delle forze di estrema destra, ma sta invertendo la causa con l’effetto. È proprio la guerra che ha creato e rinforzato i gruppi nazisti». Quale sia lo scopo finale di Putin, o il vero pretesto che ha scatenato la guerra rimane confuso. Ma è chiaro che il conflitto difficilmente eradicherà il neonazismo dall’Ucraina.
Testo di Antonio Di Noto