Denise Pipitone
Ansa/Franco Lannino | Una foto di archivio della piccola Denise Pipitone, la bimba rapita il primo settembre del 2004 a Mazara del Vallo (Trapani)
Denise Pipitone è scomparsa misteriosamente da Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, l’1 settembre del 2004, all’età di 4 anni e è mai stata ritrovata. Nata il 26 ottobre 2000 dalla relazione tra Piera Maggio e Pietro Pulizzi, la bambina scompare all’improvviso mentre gioca davanti casa. Subito il caso scuote l’opinione pubblica italiana creando una vera mobilitazione popolare che spinge decine di persone a partecipare alla ricerca della piccola. Forze dell’ordine, volontari e organizzazioni si sono mosse con l’obiettivo di trovare la piccola.
Il giorno della scomparsa
La mattina dell’1 settembre 2004, Denise Pipitone scomparve da Mazara del Vallo, dove abitava, davanti a casa. Denise si trovava con la nonna mentre giocava dentro il garage-cucina. La scomparsa è avvenuta intorno a mezzogiorno in via Domenico La Bruna, angolo, via Castagnola, che porta velocemente all’autostrada. Per rincorrere il suo cuginetto che corre verso casa, la bimba svolta l’angolo della strada. A vederla per l’ultima volta intorno alle 11:45 è la zia Giacoma: «Ha fatto capolino e poi si è diretta di nuovo verso casa». Ma dalla nonna Denise non farà più ritorno. Al momento della scomparsa la mamma Piera Maggio si trovava a un corso di informatica che stava frequentando da tempo. Saprà della tragedia solo alle 12.30.
Alcuni avvistamenti
Pochi giorni dopo la scomparsa i cani molecolari della squadra investigativa percepiscono la presenza di Denise nei pressi della abitazione della sorella di Gaspare Ghaleb (all’epoca fidanzato di Jessica Pulizzi, figlia di Anna Corona e di Pietro Pulizzi, il padre biologico di Denise) distante solo pochi metri dallo stabile in cui si trovavano gli appartamenti di Piera Maggio e del marito Tony Pipitone, di Giacoma Maggio e dei genitori delle Maggio, stabile davanti al quale Denise era stata vista dalla zia Giacoma e dal cuginetto per l’ultima volta. Jessica, al tempo aveva 17 anni ed è stata una delle maggiori sospettate del rapimento assieme alla madre.
Un mese e mezzo dopo la scomparsa di Denise, esattamente il 18 ottobre 2004, una guardia giurata, che lavorava per un istituto di vigilanza, nota davanti alla banca di Milano dove prestava servizio, un gruppo di nomadi: un uomo, due donne e tre bambini. Uno dei minori è una bimba molto somigliante a Denise Pipitone, con il capo coperto dal cappuccio di un giubbotto nonostante la giornata calda. Prima dell’arrivo della volante della Polizia il gruppo si allontana. Di quell’incontro è rimasto soltanto alcuni video girato dalla guardia giurata: in uno di questi si sente la donna, presunta madre, che chiama la bimba «Danàs». La piccola risponde in perfetto italiano: «Dove mi porti?». Tra i dettagli notati dalla guardia giurata anche il graffio sotto l’occhio sinistro della bambina, proprio come aveva all’epoca Denise.
Da quel momento, nel corso degli anni, sono stati numerose gli altri possibili avvistamenti della piccola Denise. Il 3 dicembre 2004 Behgjet Pacolli, magnate e imprenditore svizzero di origini albanesi, coinvolto in uno scandalo politico in Russia e poi prosciolto, ed esperto di risoluzioni di sequestri internazionali (così definì tale il rapimento di Denise Pipitone), contatta lo studio legale di Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio, proponendosi come collaboratore per riportare a casa la bambina. Pacolli si offrì di entrare in contatto con i rapitori tramite una pagina pubblicitaria da comprare sul Corriere della Sera e altri quotidiani nazionali, un numero telefonico svizzero e un indirizzo email dedicato esclusivamente ai rapporti con i sequestratori.
Ma un avvenimento ruppe l’accordo: l’avvocato avvertì la Procura della Repubblica di una chiamata anonima arrivata alla madre di Denise con cui si informò che la piccola sarebbe entrata a breve in Svizzera dal confine franco-svizzero. Pacolli decise a quel punto di rompere i rapporto perché tradito nel suo patto di assoluta riservatezza. Senza mai più farsi sentire. Nell’aprile 2021 si era parlato della somiglianza di Denise con una bambina russa di nome Olesya. Il test del sangue però ha escluso che la ragazza russa fosse Denise.
Le indagini tra omissioni e accuse di depistaggi
Dal 2004 a oggi diversi sono stati gli spunti e le piste presentate agli investigatori per ritrovare la piccola Denise. Il più delle volte gli inquirenti hanno preferito concentrarsi sull’ambito familiare. La pista rom non ha mai avuto effettive conferme: anche questa però secondo gli investigatori potrebbe essere collegata alla pista familiare. L’ultima apertura di indagini risale al 3 maggio 2021, quando la procura di Marsala torna di nuovo sul caso: di lì a pochi giorni arriva anche la richiesta di una commissione d’inchiesta parlamentare dai deputati Alessia Morani e Carmelo Miceli del Partito Democratico al fine di analizzare eventuali depistaggi e anomalie dei precedenti 17 anni di lavori di indagine. La richiesta però non sortisce alcuno sviluppo: il 20 dicembre dello stesso anno il gip di Marsala archivia il caso. Secondo l’ultima ricostruzione degli investigatori, Denise sarebbe stata rapita da Jessica Pulizzi con la complicità della madre Anna Corona.
Piero Pulizzi, il padre biologico della bambina, nonché genitore anche di Jessica e marito di Anna, non aveva mai confessato alle donne che Denise fosse sua figlia, anche se le due sembravano avere il sospetto. Complice della sparizione sarebbe anche l’ex fidanzato di Jessica Polizzi, Gaspare Ghaleb. Sul movente gli inquirenti parlano chiaro: «Sete di vendetta e gelosia perché Denise e Jessica Pulizzi sono figlie dello stesso padre, Piero Pulizzi». Nel 2021 ma a maggio la procura ha aperto una nuova inchiesta su Anna Corona, ex moglie del padre di Denise, e Giuseppe Della Chiave, nipote di Battista Della Chiave, il testimone sordomuto, oggi defunto, che aveva rivelato di aver visto la piccola Denise in un capannone di Mazara del Vallo in braccio al giovane intento a fare una telefonata. Nel frattempo è stata condannato l’ex pm Maria Angioni per false informazioni: la giudice che ha indagato sul caso era accusata di aver mentito ai colleghi della Procura di Marsala denunciando depistaggi e omissioni nell’inchiesta sul sequestro.
Jessica Pulizzi al centro delle ipotesi
Secondo l’accusa della procura di Marsala, che nel gennaio 2010 chiese per Jessica Pulizzi 15 anni di reclusione, l’allora 17enne, nella mattina del 1° settembre del 2004, prelevò Denise e la condusse a casa di Piero Pulizzi per avere la conferma che fosse sua figlia. Non attendendo nessuna risposta dal padre, consegnò la bimba a persone ancora ignote. Al termine del processo nel 2013 la ragazza venne però assolta per insufficienza si prove. Decisione confermata nel 2015 anche dalla Corte d’appello di Palermo. Due anni dopo la Cassazione ribadì la definitiva assoluzione di Jessica Pulizzi.
L’appello a Matteo Messina Denaro
A fine gennaio 2023 la mamma di Denise, Piera Maggio lanciò un appello al boss latitante di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, arrestato pochi giorni prima a Palermo: «Se è vero che Matteo Messina Denaro controllava tutta la provincia di Trapani, è impossibile che non sappia cosa sia accaduto a Mazara del Vallo, chi ha rapito nostra figlia, che non conosca i responsabili di un gran movimento ovunque di investigatori che sicuramente gli ha creato fastidio. Siamo stati sempre convinti di questo, non perché lo riteniamo responsabile direttamente del rapimento, ma perché non si muoveva una foglia senza che non lo sapesse».
Testo di Giada Giorgi