Donald Trump

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Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump

Donald Trump (New York, 14 giugno 1946), già 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America, torna alla Casa Bianca dopo il trionfo nelle elezioni del novembre 2024. Il primo mandato, da gennaio 2017 a gennaio 2021, è arrivato a seguito della vittoria contro la candidata democratica Hillary Clinton. Il 3 novembre 2020 è stato sconfitto dal democratico Joe Biden, che lo ha sostituito nel ruolo di presidente degli Stati Uniti. Quattro anni più tardi, il 5 novembre 2024, ha riconquistato l’accesso alla Casa Bianca battendo la vicepresidente Kamala Harris. Il 20 gennaio 2025 Donald Trump si insedia come 47esimo presidente della storia americana e primo presidente condannato penalmente.

Vita privata, tra la moglie Melania e i figli

Donald Trump è il quarto di cinque figli di Fred Trump, imprenditore edile di successo che ha costruito il suo impero durante il boom immobiliare del secondo dopoguerra. Cresciuto da una madre presbiteriana, si identifica però come un protestante. All’età di 13 anni viene mandato all’Accademia militare di New York. Nel 1964 entra alla Fordham University. Due anni più tardi si trasferisce alla Wharton School of Finance dell’Università della Pennsylvania e nel 1986 si laurea in Economia. Nello stesso anno è esentato dalla leva militare in Vietnam grazie a una diagnosi di «speroni ossei nei talloni». Nel 1977 Trump sposa la modella ceca Ivana Zelníčková Winklmayr, da cui ha tre figli (Donald Jr., Ivanka e Eric) prima di divorziare nel 1992. Dal 1993 al 1999, è sposato con l’attrice americana Marla Maples da cui ha la sua quarta figlia, Tiffany. Nel 2005 sposa la modella slovena Melania Knauss, madre di Barron.

Carriera imprenditoriale

Il Washington Post ha definito la carriera imprenditoriale di Donald Trump dal 1985 al 2016 «un mix perfetto di spacconeria, fallimenti professionali e successi reali». Nella prima metà degli anni ‘70 Trump ha iniziato a lavorare nel business del padre, che al tempo possedeva e affittava a New York un numero di appartamenti che andava dai 10 mila ai 22 mila. Nel 1974 è diventato presidente di un conglomerato di società di proprietà del padre che ha poi rinominato The Trump organization. Negli anni ‘70 e ‘80 Trump ha investito nella costruzione di residenze di lusso, hotel e casinò, tra cui la Trump Tower a Manhattan, il Taj Mahal ad Atlantic City e il Mar-a-Lago a Palm Beach in Florida. Durante la recessione economica del 1990, Trump ha iniziato ad avere difficoltà a saldare un debito con le banche di oltre 5 milioni di dollari, e si è trovato costretto a vendere la sua compagnia aerea e il suo yacht e a dichiarare bancarotta per tre dei suoi casinò e per il Plaza Hotel a New York. Negli anni ‘90 Trump ha iniziato a occuparsi di Tv comprando il concorso di bellezza Miss America e ha inaugurato il suo reality show, The Apprentice sul canale NBC.

Il patrimonio

A novembre 2024 il patrimonio netto di Trump era, secondo Forbes, di 2,3 miliardi di dollari. Quasi la metà è rappresentata dal mercato immobiliare newyorkese, un quarto circa da immobili che possiede altrove. Il resto si divide tra campi da golf, marchi che possiede e denaro personale. Nel periodo della recessione economica, stime del patrimonio di Trump andavano da 1,7 miliardi a 900 milioni di dollari in negativo.

L’ingresso in politica

A partire dagli anni ‘80, Trump inizia a ipotizzare varie volte in pubblico di candidarsi come presidente senza che nessuno lo prenda davvero sul serio. Nel 1987 si iscrive al partito repubblicano, cambiando però varie volte orientamento politico negli anni a seguire: nel 2001, ad esempio, è registrato come democratico. Nel 2000, dopo aver rinunciato a candidarsi, pubblica il libro L’America che ci meritiamo in cui spiega la sua ideologia socialmente liberale ed economicamente conservatrice. Nel 2012, dopo essersi (nuovamente) iscritto al partito repubblicano, si rende molto visibile durante la campagna presidenziale, accusando Barack Obama di non essere veramente nato negli Stati Uniti. Ma anche questa volta nessuno lo prende davvero sul serio, e a maggio Trump ritira la sua candidatura. Nel giugno 2015, poi, Trump annuncia la sua partecipazione alle presidenziali del 2016, promettendo di creare milioni di posti di lavoro, di punire le aziende americane che producono all’estero, di fare ripartire l’industria del carbone e di costruire un muro alla frontiera con il Messico. Lo slogan è “Make America Great Again”.

I primi anni alla Casa Bianca

Pochi giorni dopo la cerimonia di insediamento ufficiale, Trump ha firmato uno dei suoi ordini esecutivi più controversi, sospendendo l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmani. La stretta sull’immigrazione è stata rafforzata nel 2018 quando il presidente americano ha introdotto una politica immigratoria di “tolleranza zero” in base alla quale tutti gli adulti stranieri che sono entrati illegalmente negli Stati Uniti sarebbero stati perseguiti penalmente, al contrario di quanto stabilito dal Deferred Action for Childhood Arrivals (Daca) voluto da Barack Obama nel 2012. Le nuove misure prevedono anche che i bambini siano separati dai genitori e collocati in altre strutture. I quattro anni della presidenza Trump, in particolare, hanno segnato un lungo confronto a distanza con la Cina. L’imposizione dei dazi, la rottura con Huawei, le proteste a Hong Kong e, infine, la pandemia di Coronavirus.

L’assalto al Campidoglio

Dopo la dura sconfitta elettorale nel novembre 2020, il 6 novembre 2021 una folla di sostenitori di Trump assalta il Campidoglio per impedire al Congresso di riunirsi e formalizzare la presidenza di Joe Biden. Durante gli scontri e la confusione muoiono sei persone, tra cui un agente delle forze dell’ordine. Una settimana dopo la Camera dei Rappresentanti americana approva un impeachment a carico di Trump per istigazione all’insurrezione. Durante il processo, però, solo 57 senatori lo votano come «colpevole», dieci in meno di quelli previsti per la condanna. È così scagionato dalle accuse.

La campagna elettorale e l’attentato

Il 15 novembre 2022, Donald Trump ha anticipato la sua candidatura alle elezioni di due anni dopo, consapevole di godere dell’appoggio di gran parte del partito repubblicano e dell’elettorato conservatore americano. Un anno e mezzo più tardi, con l’inizio delle primarie e dei caucus, due elementi diventano fin da subito chiari. In primo luogo, Donald Trump e Joe Biden non hanno rivali all’interno delle loro formazioni politiche. In secondo luogo, che settimana dopo settimana il presidente americano in carica perde consensi e lo sfidante li guadagna. Il primo colpo di scena non sembra far altro che ampliare il divario tra i due candidati: il 13 luglio durante un comizio a Butler, in Pennsylvania, Trump è vittima di un attentato, al quale sopravvive per questione di millimetri. Due giorni dopo, con un’ampia benda sull’orecchio ferito, guadagna trionfalmente il ticket repubblicano per la Casa Bianca e nomina J.D. Vance come suo vice. A stretto giro ecco il secondo colpo di scena: dopo una dura sconfitta al primo dibattito presidenziale, il 21 luglio 2024 Joe Biden ufficializza il suo ritiro dalla corsa alla Casa Bianca e il suo endorsement alla sua vicepresidente Kamala Harris. Da quel momento i sondaggi cambiano drasticamente, descrivendo un’America in equilibrio quasi perfetto e divisa a metà tra i due volti degli Stati Uniti.

Il ritorno nello Studio Ovale e la condanna nel caso Stormy Daniels

Il 5 novembre 2024 gli americani tornano a votare. La scelta è tra Donald Trump, che ha fatto dell’imprenditore Elon Musk un braccio destro, e la vicepresidente Kamala Harris. Il verdetto è chiaro: il tycoon stravince sia nel voto popolare – in cui prende oltre 73 milioni di voti – sia nel Collegio elettorale. L’avversaria ammette la sconfitta. Il 20 gennaio 2025 Donald Trump si è insediato come 47esimo presidente nella storia degli Stati Uniti. Il primo presidente della storia americana a entrare nello Studio Ovale con la fedina penale sporca. Negli ultimi mesi, infatti, altri processi penali aperti a danno di Trump sono stati archiviati anzitempo: per il tentato sovvertimento del risultato elettorale nel 2020, per aver trafugato documenti secretati e per pressioni su funzionari elettorali in Georgia. Uno solo è rimasto in piedi fino al termine naturale, quello relativo ai pagamenti illeciti per comprare il silenzio della pornostar Stormy Daniels. La sentenza, arrivata dieci giorni prima dell’insediamento, ha riconosciuto il tycoon colpevole condannandolo a «scarcerazione incondizionata», quindi a nessuna pena.

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