Gianluigi Paragone
Ansa | Gianluigi Paragone è un giornalista, conduttore televisivo e senatore eletto con il Movimento 5 Stelle dal quale è stato espulso il 1° gennaio 2020
Chi è Gianluigi Paragone? Da La Padania a Italexit, tutte le versioni di Paragone
Classe 1971, il primo lavoro di Gianluigi Paragone è stato quello di inviato per il quotidiano La Prealpina, il giornale di Varese. Qui si occupava di Lega Nord e in particolare delle attività di Umberto Bossi e Roberto Maroni. Erano gli anni ’90, quelli dell’indipendentismo, della prima (breve) esperienza al governo nell’alleanza con Silvio Berlusconi e di una Lega in cui sarebbe stato impensabile togliere il Nord nel nome. Da La Prealpina, Paragone passa alla televisione locale Rete 55 e da qui alla direzione de La Padania, il giornale della Lega, e da qui ancora approda alla vicedirezione di Libero. Nel 2009 comincia la sua storia come conduttore televisivo. Conduce Malpensa Italia su Rai 2, diventa vicedirettore di Rai 1 e poi vicedirettore di Rai 2. Nel 2013 comincia l’era La7, con la conduzione del talk show La Gabbia. Nel 2017 il programma viene cancellato e qui si chiude, per ora, la sua esperienza come giornalista.
Nelle elezioni politiche del 2018 Gianluigi Paragone annuncia la sua candidatura con il Movimento 5 Stelle, listino proporzionale del Senato. Riesci a entrare in Parlamento ma le sue posizioni politiche cominciano ad essere sempre più distanti dalla linea del Movimento. Il punto di rottura è il 18 dicembre 2019, quando decide di votare contro la Legge di Bilancio perché giudicata troppo vicina ai dettami di Bruxelles. La scelta dei probiviri del Movimento è chiara: espulsione. Sulla scia della Brexit Paragone fonda Italexit, un movimento che ha lo scopo di portare fuori l’Italia dall’Europa e dall’euro. Molto attivo sui suoi canali social, la sua ultima battaglia riguarda il Green pass. Dopo la recente introduzione dell’obbligo di certificato anche per gli eletti, ha minacciato azioni di disobbedienza civile: «Forzerò ogni blocco e se mi dovessero mettere le mani addosso, li denuncerò alla procura. È un provvedimento fascista».
Testo di Valerio Berra