Giuseppe Conte

Giuseppe ConteOpen | Giuseppe Conte è il presidente del Movimento 5 Stelle, ha ricoperto la carica di presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana dal 1° giugno 2018 al 26 gennaio 2021

Chi è Giuseppe Conte?

In politica ci arriva tardi e senza gavetta. Ma come recita il suo stato di Whatsapp nel 2018, «every accomplishment starts with the decision to try». Ogni traguardo inizia con la decisione di provarci. Seguendo la via indicata dalla citazione di John F. Kennedy, l’avvocato di Volturara Appula decide di accettare l’incarico per formare il primo governo della XVIII legislatura. Giuseppe Conte, il 31 maggio 2018, dopo 89 giorni di crisi istituzionale, dismette i panni di professore universitario. È solo l’inizio della trasformazione che lo porterà a dimenticare la sua natura di tecnico prestato alla politica e ad abbracciare il Movimento 5 stelle: ne diventerà il presidente ad agosto 2021, dopo aver stimolato un cambio di statuto. Da forza antisistema, i grillini crescono, si istituzionalizzano e si collocano alla sinistra dell’arco parlamentare. Conte smentisce se stesso: per lui, nel 2018, «destra e sinistra sono categorie superate». Dopo la lite con Matteo Salvini e con l’avvento del governo Meloni, però, la destra assurge a nemico assoluto e lui prova a strappare al Partito democratico la leadership del campo progressista.

Prima della politica

Conte nasce nel piccolo Comune pugliese di Volturara Appula, in provincia di Foggia, l’8 agosto 1964. È una terra che vive la forte influenza della figura Padre Pio, verso il quale Conte è devoto. Nella religione trova anche gli schemi per inquadrare la propria estrazione politica, il cattolicesimo democratico. Ad ogni modo, prima del 2013, la strada di Conte è stata sempre parallela alla politica. La incrocia in quell’anno, quando viene eletto dalla Camera dei deputati come membro laico del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa. Ma è solo un’intersezione, mentre la sua carriera professionale prosegue nel campo della giurisprudenza. Avvocato dal 1992, professore di Diritto in varie università, opera tra Firenze e Roma, collaborando anche con il giurista e avvocato Guido Alpa. Nel 2007 ha un figlio, Niccolò. Poi si separa dalla moglie, Valentina Fico, e si lega a Olivia Paladino, figlia dell’imprenditore edile Cesare Paladino e dell’attrice svedese Ewa Aulin.

La prima presidenza del Consiglio

Già prima del voto del 4 marzo 2018, l’allora capo politico dei 5 stelle, Luigi Di Maio, lo inserisce nella squadra dei possibili ministro come titolare del dicastero della Pubblica amministrazione. Nonostante i grillini vincano la tornata, non hanno i numeri sufficienti per governare da soli. Fare alleanze è complicato per una forza che è cresciuta, in termini di consenso, presentandosi come alternativa ai tradizionali soggetti politici. La formula per una maggioranza stabile che prende quota è quella di un’alleanza con la Lega, altro soggetto politico che sull’onda del populismo e del sovranismo aveva moltiplicato i suoi elettori. D’altronde, anche Conte abbraccerà esplicitamente i principi che soggiaciono a queste categorie: «Quando qualcuno ci accusa di sovranismo e populismo amo sempre ricordare che sovranità e popolo sono richiamati dall’articolo 1 della Costituzione italiana, ed è esattamente in quella previsione che interpreto il concetto di sovranità e l’esercizio della stessa da parte del popolo», dirà davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York.

Il 21 maggio, viene proposto come presidente del Consiglio della coalizione M5s-Lega. Accetta l’incarico del Quirinale con riserva, due giorni dopo. Ma la situazione precipita quando Sergio Mattarella pone il veto sul nome di Paolo Savona al ministero dell’Economia. Sono momenti di altissima tensione: Di Maio arriva a pensare di proporre l’impeachment nei confronti del capo dello Stato. Il presidente della Repubblica sonda la possibilità di dare le chiavi di Palazzo Chigi all’economista Carlo Cottarelli. Il quale rinuncia all’incarico quando si creano le condizioni per formare un governo politico, il 31 maggio: c’è il placet del Quirinale sulla nuova lista di ministri che Conte presenta, accettando l’incarico senza riserva. Prima di lui, l’avevano fatto solo Giuseppe Pella nel 1953 e Silvio Berlusconi nel 2008.

Il secondo governo e lo strappo di Renzi

Conte si erge a «avvocato difensore del popolo italiano». Definizione che fa il paio con le idee salviniane di «prima gli italiani» e si traduce nella stagione dei decreti Sicurezza, forse il più grande rimpianto di Conte: è un compromesso che egli stesso criticherà quando l’abbraccio con la Lega si dissolverà. «I decreti sicurezza hanno messo per strada decine di migliaia di migranti dispersi per periferie e campagne. L’eliminazione della protezione umanitaria ha impedito a molti migranti di entrare nel sistema di accoglienza e ad altri di farli uscire in quanto non aventi più titolo, con il risultato che migliaia di migranti sono diventati invisibili. Insomma, Salvini da ministro dell’Interno sui rimpatri e sull’immigrazione ha fallito. È un dato di fatto». Sull’altare degli accordi, il Movimento riesce a strappare l’approvazione di una sua misura simbolo, il Reddito di cittadinanza. Altra norma tanto rivendicata in quell’esperienza di governo, un tentativo di superamento della riforma Fornero, con la cosiddetta Quota 100.

Nel contratto di governo, rientra anche il taglio dei parlamentari, che però troverà la luce negli anni dell’esecutivo successivo, il Conte II. Durante l’estate del 2019, infatti, inizia il conflitto tra Conte e Salvini. La Lega arriva a presentare e poi ritirare una mozione di sfiducia, allorché il presidente del Consiglio rassegna le dimissioni a Mattarella. Riparte il giro di consultazioni e, trovata la disponibilità del Partito democratico e di Liberi e uguali, Conte riottiene l’incarico a Palazzo Chigi, a cavallo tra agosto e settembre. La maggioranza, con una variabilità cromatica non indifferente, passa da gialloverde a giallorossa. Anche Italia Viva, formazione politica che nelle settimane successive nasce su iniziativa di Matteo Renzi, appoggia il governo Conte due. E sarà proprio il toscano il protagonista dell’epilogo del secondo esecutivo della legislatura, che si è trovato ad affrontare le fasi più dure della pandemia di Coronavirus e a impostare il Pnrr: Renzi annuncia le dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti. Conte, al Senato, ha una maggioranza troppo instabile per proseguire e rimette il mandato a Mattarella. Sfuma l’ipotesi di un Conte tre, nonostante il Pd in quel periodo avesse eletto Conte a leader indiscusso del centrosinistra italiano, e inizia l’ultimo governo della legislatura guidato da Mario Draghi.

La scissione dei dimaiani e le elezioni del 25 settembre

Conte aderisce formalmente al M5s solo dopo la fine del suo mandato alla presidenza del Consiglio. Il corteggiamento con il Pd si infittisce, anche se il segretario non è più Nicola Zingaretti – resta scolpito il suo «o Conte o morte» nelle fasi concitate che hanno preceduto la formazione del governo Draghi -, ma Enrico Letta. Se lato Nazareno i rapporti sono ottimi, è con il fondatore Beppe Grillo che si susseguono una serie di diverbi. È il periodo in cui i 5 stelle devono dotarsi di un nuovo statuto, ma la bozza preparata dall’ormai ex premier non convince «l’elevato». Conte prova a sfidarlo, chiedendogli di fare un passo indietro: Grillo deve scegliere «se essere il genitore generoso che lascia crescere la sua creatura in autonomia o il genitore padrone che ne contrasta l’emancipazione». Sul suo blog, il fondatore replica: «Non ha visione politica né capacità manageriali, il suo statuto è seicentesco». La discussione rientra l’11 luglio 2021 e il nuovo testo viene ratificato nei primi giorni d’agosto. Conte è eletto presidente del Movimento il 6 agosto, con una votazione sulla nuova piattaforma SkyVote: l’Associazione Rousseau, guidata dal figlio di Gianroberto Casaleggio, Davide, è ormai in rottura con il soggetto politico, anche per i mancati pagamenti di alcuni servizi precedentemente erogati.

Il nuovo Movimento di Conte si dota di una struttura che va a formare una sorta di segreteria di partito. Intanto, sul lato parlamentare, iniziano a emergere le insofferenze verso il governo Draghi. I 5 stelle sono in tensione per lo stillicidio di consensi: è lontano quel 32% ottenuto alle Politiche del 2018. Cresce la fronda di deputati e senatori che rispondono più a Di Maio che al presidente. A fine giugno 2022, un gruppo di parlamentari abbandonano il Movimento e confluiscono nel nuovo soggetto politico creato dal ministro degli Esteri, Insieme per il futuro. In quella fase, dovrebbero essere loro la garanzia di stabilità per Draghi, che non può più fare completo affidamento su Conte. Il 6 luglio, il presidente dei 5 stelle invia a Palazzo Chigi un documento con nove richieste. Non tutte sono esaudibili. Una settimana più tardi, Conte e i suoi non votano la fiducia sul decreto Aiuti, con particolare dissenso riguardo alla norma che fornisce al sindaco di Roma i poteri straordinari per velocizzare la costruzione di un termovalorizzatore.

Il governo è agli sgoccioli e, oltre al Movimento, anche Lega e Forza Italia decidono di non votare la fiducia, il 20 luglio 2022, dopo un discorso che Draghi tiene al Senato. Il presidente del Consiglio reitera, allora, la volontà di dimettersi e Mattarella procede con lo scioglimento anticipato delle Camere. Il 25 settembre si torna al voto. Nonostante i sondaggi mostrassero il partito in caduta libera, Conte porta i 5 stelle a essere la terza forza dell’arco parlamentare, con il 15,5% dei voti. Esulta: «Ci davano a una cifra, in picchiata, e invece questa rimonta e il fatto che siamo il primo partito al Sud dimostra che quando hai delle idee, dei progetti, passione e parli ai cittadini con cuore sincero loro rispondono». Il posizionamento del Movimento, ormai, è saldamente a sinistra dell’arco parlamentare e Conte diventa a tutti gli effetti il leader dell’opposizione al governo Meloni. Ruolo che, dopo le primarie del Pd, inizierà a contendersi con Elly Schlein.

Testo di Felice Florio

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