Kamala Harris

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Kamala HarrisAP | La vicepresidente degli Stati Uniti d’America Kamala Harris

Chi è Kamala Harris?

«Il Dottor King mi ha sempre ispirato perché era una figura gigante. Il suo modo di essere ha spronato ognuno di noi, e continua a farlo, a essere persone migliori proprio come lo fa il nostro Paese». Queste le parole scelte da Kamala Harris per lanciare la sua campagna elettorale. Un giorno non casuale: era il 20 gennaio 2019, il Martin Luther King Day, da cui Harris ha ammesso di trarre ispirazione. Nata a Oakland (California) il 20 ottobre 1964 da padre giamaicano e madre di origini indiane, c’è chi l’ha definita la Obama al femminile. Laureata con il massimo dei voti in legge alla Howard University, è stata procuratrice di San Francisco e procuratrice generale della California, ruolo che ha ricoperto fino al 2016. Joe Biden l’ha scelta come candidata dem alla vicepresidenza l’11 agosto 2020 dopo un lungo processo di screening. È la prima donna di colore e di origini indiane a ricoprire quel ruolo.

Il 21 luglio 2024, in seguito alle crescenti polemiche sulle sue condizioni fisiche e mentali, Joe Biden si è ritirato dalla corsa alla Casa Bianca e ha appoggiato Kamala Harris come candidata del partito democratico alle elezioni presidenziali del 2024.

Orientamento politico

Kamala Harris

Prima di entrare in politica, è stata procuratrice generale della California dal 2010 al 2016. Nel 2017 ha prestato giuramento come senatrice degli Stati Uniti sempre per lo stato della California, diventando la seconda donna afroamericana e la prima senatrice di origini indiane nella storia degli Stati Uniti. Le sue posizioni – dall’assistenza sanitaria per tutti a una riforma del sistema fiscale, passando per l’aumento del salario minimo fino alle questioni ambientali – sono vicine a quelle di Biden e dell’ala progressista del partito. In passato aveva appoggiato la proposta del senatore Bernie Sanders per un sistema sanitario interamente pubblico, ma successivamente è tornata su una posizione più vicina a quella di Biden, a favore di un sistema misto. Insieme ad Alexandria Ocasio-Cortez ha introdotto il Climate Equity Act, che ha come obiettivo la creazione di un ufficio per la responsabilità di giustizia ambientale e climatica alla Casa Bianca.

Controversie

Joe Biden e Kamala Harris

Nel ruolo di procuratrice Harris ha più volte difeso funzionari delle forze dell’ordine e avvocati accusati di cattiva condotta ed è spesso stata accusata di non aver fatto abbastanza per contrastare la brutalità della polizia. Nel 2016, il procuratore di Stato, Robert Murray, era finito sotto accusa per aver falsificato una confessione, usandola poi contro un imputato. Nonostante la corte avesse riconosciuto la sua cattiva condotta, un ufficio guidato da Harris fece appello, ribaltando la decisione. Gli elettori di sinistra l’hanno accusata inoltre di non essere stata univocamente contraria alla pena di morte e di aver contribuito all’ “incarcerazione di massa” degli afroamericani.

Una critica che è stata rivolta anche a Joe Biden, che nel 1994 ha partecipato alla scrittura di una legge sul crimine che ha inasprito le pene per vari reati, tra cui anche quello di spaccio di droga, finendo per riempire le carceri in nome della “guerra contro gli stupefacenti”. Tuttavia come procuratrice Harris ha fatto del Dipartimento di Giustizia della California la prima agenzia statale a introdurre l’utilizzo delle telecamere per gli agenti – le cosiddette bodycam – in modo da monitorare il loro comportamento e prevenire abusi, un tema molto sentito in questi mesi dopo l’uccisione di George Floyd. Inoltre, da procuratrice, ha introdotto alcune misure a favore dei minori accusati di reati, permettendo ai condannati per esempio di ottenere un diploma di scuola superiore e un lavoro.

La prima corsa verso la Casa Bianca

Kamala Harris

Harris ha annunciato la sua candidatura per la nomination democratica nel gennaio del 2019. Nonostante abbia brillato nei primi dibattiti, si è ritirata dalle primarie dem a dicembre ancora prima del primo voto in Iowa, citando la mancanza dei fondi. Ha appoggiato Joe Biden poco dopo la sua vittoria nel Super Tuesday, dichiarando: “Abbiamo bisogno di un leader che abbia veramente a cuore le persone e sia in grado di unire il popolo”. La sua nomina pare essere stata una mossa azzeccata per Biden, che ha annunciato di aver ricevuto «una somma record [in donazioni ndr], 26 milioni di dollari, con 150 mila persone che hanno donato per la prima volta». «L’entusiasmo è davvero palpabile», ha detto Biden, e in effetti i primi sondaggi dopo l’annuncio sembrano dargli ragione: quasi nove democratici su dieci approvano la scelta di Harris, che appare essere particolarmente popolare anche tra i giovani americani under 35.

Kamala contro Trump

Dopo l’endorsement di Biden nel luglio 2024, Kamala Harris ha guadagnato con velocità disarmante l’appoggio della maggior parte dei delegati democratici, raccogliendo decine di milioni di dollari di donazioni. Da lì in poi, dopo una situazione che dava i democratici in netto svantaggio rispetto al Great Old Party di Donald Trump, Kamala è stata protagonista di una continua rimonta nei sondaggi nazionali. Fino al sorpasso ai danni del tycoon già cinque giorni dopo l’annuncio della corsa verso la Casa Bianca.

I principali punti del programma democratico sono misure per favorire la classe media, il diritto all’aborto (da sempre centrale per Kamala Harris) e l’impegno nella lotta al cambiamento climatico. A livello economico, ha promesso di aumentare la tassazione per le grandi aziende e per i miliardari, alleviare il peso sui nuclei familiari e aumentare il salario minimo. Sul piano internazionale si è sempre schierata dalla parte dell’Ucraina. Per il Medio Oriente, pur riconoscendo il «diritto a difendersi» di Israele, richiede la soluzione a due stati in Palestina. Punti deboli delle sue proposte sono l’immigrazione e l’economia, in cui la maggior parte degli americani preferisce il programma repubblicano.

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