Roberto Jonghi Lavarini

Roberto Jonghi LavariniAnsa | Il militante di estrema destra Roberto Jonghi Lavarini

Chi è Roberto Jonghi Lavarini?

Non ha mai fatto segreto della sua vicinanza all’ideologia fascista. Al punto da essere condannato a due anni per averne fatto apologia. Roberto Jonghi Lavarini, 49enne di Novara, è nell’agone politico lombardo dagli anni ’90. Sconosciuto nel resto della Nazione, l’inchiesta sulla Lobby nera milanese – ovvero dei rapporti tra estrema destra, Fratelli d’Italia e Lega, con presunti giri di denaro illeciti per finanziarne le campagne elettorali -, ha reso noto il Barone nero in tutto il Paese. Qualche contatto, però, lui l’ha sempre vantato e non solo in Italia: circola sul web una sua foto scattata dieci anni fa insieme a Marine Le Pen, leader francese del Rassemblement National. Per lunghi periodi, ha svolto anche incarichi istituzionali. Ma che si trovasse dentro o fuori alle istituzioni, è a Jonghi Lavarini che diversi esponenti del centrodestra, dal consigliere di municipio all’europarlamentare, hanno fatto riferimento quando c’era da giocarsi una tornata elettorale. E ora che il movimento No Vax miete consensi crescenti a Milano è lui a sostenere alcuni eventi come quello che vedrà sbarcare a Milano l’anti vaccinista Robert Kennedy jr.

Dalla laurea in Scienze politiche alla candidatura alla Camera

Roberto Jonghi Lavarini frequenta l’Università Statale di Milano, dove si laurea in Scienze politiche. Nel corso degli anni, spazia negli ambiti lavorativi più disparati, coltivando parallelamente le passioni per l’araldica, la storia, le tradizioni religiose, l’enogastronomia e, ovviamente, l’attività politica. Ricopre diversi incarichi per l’impresa famigliare, l’istituto di ricerche biochimiche Ganassini. Vanta esperienza anche nell’organizzazione di eventi, nel settore della sicurezza e delle investigazioni private. Ancora, per alcuni anni si occupa di gestione di patrimoni immobiliari, seguendo locazioni, compravendite e ristrutturazioni edili. Collabora con giornali e associazioni culturali, partecipando anche a trasmissioni radiotelevisive. Un curriculum lungo che culmina nell’ambizione di diventare deputato. Il suo movimento Fare Fronte si federa con il partito di Giorgia Meloni e, alle elezioni del 4 marzo 2018, Roberto Jonghi Lavarini viene candidato con Fratelli d’Italia nel collegio plurinominale circoscrizione Lombardia 1 per la Camera.

Lealtà e azione e la foto di Mussolini in ufficio

È dagli anni ’90 che il Barone nero si aggira nella scena politica milanese. Con coerenza, si muove sempre nell’alveo della destra sociale. Passa da Alleanza nazionale al Movimento sociale italiano, dalla Fiamma tricolore a Fratelli d’Italia. Vive anche una breve parentesi politica nel Popolo delle libertà. Sul suo sito internet, si presenta come «cristiano fedele alla tradizione». Flirta con il gruppo neonazista di Lealtà e azione, esprimendo «solidarietà ai camerati» in occasione dell’incendio doloso alla sede del gruppo. Viene eletto per tre legislature consigliere circoscrizionale del Comune di Milano. Ricopre anche il ruolo di presidente del Municipio 3, quello di Porta Venezia. Nel 1997 si scopre che, nel suo ufficio di presidente,  Roberto Jonghi Lavarini tiene esposta la fotografia di Benito Mussolini. «È uno scatto di un calendario storico», si difende lui.

I riferimenti al fascismo e la condanna per apologia

Viene espulso da Alleanza nazionale quando, celebrando un matrimonio civile da delegato del sindaco, legge alcune frasi del Duce. Una sorta di matrimonio fascista, con tanto di saluti romani. Circostanza smentita dal Barone nero che, però, viene condannato in primo grado nel 2020 per apologia di fascismo. Il tribunale gli contesta alcune dichiarazioni fatte in tv, in cui Roberto Jonghi Lavarini definisce il Ventennio come «un grande periodo di civiltà, di benessere, di modernizzazione, di riforme economiche sociali e di grandi infrastrutture». Nel corso della trasmissione, il Barone nero parla del confino a cui venivano condannati gli oppositori del fascismo come viaggi «in bellissime isole». Per lui, «l’unico errore vero di Mussolini – è quello – di essere stato troppo buono». Padre di tre figlie – Beatrice, Ludovica e Margherita – Jonghi Lavarini ammette anche di aver insegnato loro il saluto romano, poiché «solare, bello e igienico». L’olio di ricino? «Un digestivo».

Le inchieste di Fanpage

Insieme all’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, il Barone nero è indagato per le ipotesi di finanziamento illecito e riciclaggio. La procura di Milano ha aperto un fascicolo a suo carico in seguito al servizio giornalistico della testata Fanpage che vede Roberto Jonghi Lavarini coinvolto in un presunto giro di denaro nero, finalizzato al finanziamento della campagna elettorale di Chiara Valcepina. L’avvocata civilista, alla fine, è risultata la terza più votata della lista per il Comune di Milano di Fratelli d’Italia. Nei video girati con telecamera nascosta dal quotidiano online, Jonghi Lavarini dice di avere «una serie di lavatrici per il black». «Anche in Regione Lombardia gliene ho portato, ho condotto più operazioni del genere di puro contante», aggiunge.

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