USA 2020

ELEZIONI PRESIDENZIALI USA 2020Ansa | Donald Trump

Il candidato democratico Joe Biden ha definito queste elezioni presidenziali una “sfida per l’anima del Paese”. Effettivamente arrivano in un momento particolare per gli USA che, dopo i 4 anni dell’era Trump, appaiono tutt’altro che uniti. A dividere il Paese ci sono le proteste iniziate dopo l’uccisione di George Floyd per mano della polizia di Minneapolis, e anche il Coronavirus, che ha alimentato le tensioni tra diversi Stati e la Casa Bianca. E poi c’è Donald Trump, figura quanto mai controversa, tanto per il suo carattere quanto per il modo di interpretare la presidenza. A destare ulteriore preoccupazione c’è il fatto che il presidente in carica ha espressamente detto che non accetterà l’esito del voto sfavorevole, agevolando una transizione pacifica.

I vicepresidenti

Kamala HarrisAnsa | Kamala Harris

Anche la scelta dei vicepresidenti riflettono due visioni contrastanti del Paese e della politica. Da una parte c’è Kamala Harris, senatrice dello stato della California, 55 anni, ex procuratrice generale progressista, di padre giamaicano e madre indiana, simbolo del riscatto delle minoranze etniche. Dall’altra, Mike Pence, già vicepresidente degli Stati Uniti, tradizionalista e ultracattolico, contrario all’aborto e alla sanità pubblica.

I programmi

La politica di Donald Trump può essere descritta come socialmente conservatrice, liberista dal punto di vista economico e isolazionista in politica estera. Negli ultimi 4 anni l’amministrazione Trump si è distinta per aver smantellato parte delle misure a favore della sanità pubblica introdotte dall’amministrazione Obama, per aver portato gli Stati Uniti fuori dall’accordo sul nucleare con l’Iran e dall’Accordo di Parigi sul Clima, e per aver contrastato aggressivamente l’immigrazione clandestina (anche se il muro con il Messico non è stato costruito con i soldi dei messicani, come aveva promesso Trump). Biden invece propone di ripristinare alcuni aspetti dello stato sociale, introducendo un salario minimo e allargando la copertura sanitaria per esempio, mentre in politica estera cercherebbe di riavvicinare gli Stati Uniti ai suoi alleati tradizionali della Nato.

Le primarie

PRIMARIE USAOpen | Primarie Usa

Per il partito repubblicano le primarie sono state una formalità. L’unico sfidante di Donald Trump era Bill Weld, avvocato liberista, in passato supporter di Barack Obama e ambasciatore in Messico durante l’amministrazione Clinton. A differenza di Trump, Biden ha dovuto lottare per ottenere la nomination del partito democratico, ufficializzata ad agosto. L’ex vicepresidente ha infatti faticato durante i primi appuntamenti elettorali in Iowa e New Hampshire, ma ha cominciato a recuperare consensi in South Carolina, grazie anche al sostegno degli elettori afroamericani, e si è imposto durante il Super-martedì, vincendo in 10 stati su 14.

I sondaggi

Biden parte favorito e da quando è stata confermata la sua nomina i sondaggi lo danno tendenzialmente in vantaggio su Donald Trump di circa 910 punti percentuali. A settembre il divario tra i due si è leggermente rimpicciolito, anche se secondo diversi sondaggi, Biden rimane davanti a Trump di almeno 5 punti percentuali.

Quando e come si vota?

Il voto è previsto per martedì 3 novembre 2020, anche se le schede per il voto postale sono già state inviate in alcuni Stati. Con l’epidemia di Coronavirus il totale di voti per posta quest’anno dovrebbe essere 80 milioni, il doppio del 2016 . Anche se Donald Trump ha sollevato l’ipotesi di posticipare il voto, il presidente degli Stati Uniti non ha questo potere, che spetta invece al Congresso. Sia per l’alto numero di voti via posta, sia per il fatto che il voto in persona sarà rallentato dalle precauzioni anti-Covid, è probabile che i risultati si sapranno dopo diversi giorni (nelle elezioni del 2000 tra George Bush e Al Gore ci sono voluti 36 giorni per contare tutti i voti).

La legge elettorale

Per vincere i due candidati dovranno ottenere almeno 270 voti (su un totale di 538) nell’electoral college (collegio elettorale). Il voto dei cittadini infatti serve ad eleggere gli electors o elettori nello stato di riferimento (a ogni stato corrisponde un numero fisso di electors) che a loro volta votano per uno dei due candidati presidenziali. È per questo motivo che Hillary Clinton perse le elezioni del 2016 nonostante avesse raccolto più voti di Donald Trump.

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