Xi Jinping
Ansa | Xi Jinping è il presidente della Repubblica Popolare Cinese, segretario generale del Partito Comunista e presidente della Commissione militare centrale
Chi è Xi Jinping?
Da una piccola grotta tra le montagne dell’hinterland cinese alla carica di segretario del partito comunista cinese e presidente del paese più popoloso al mondo. La parabola ascendente di Xi Jinping è una di quelle da romanzo. La vita politica di Xi inizia già da bambino. Si può dire che il presidente cinese sia figlio d’arte: il padre, Xi Zhongxun, è uno dei fondatori del partito comunista cinese e vice-premier. Un bambino d’élite che però negli anni ’60 deve assistere alla disastrosa rovina della famiglia, colpita dalla rivoluzione culturale che porta all’imprigionamento del padre nel 1962. Xi Jinping a 15 anni viene mandato nella campagna cinese per un periodo di “rieducazione” dove viene costretto a lavori forzati in un remoto villaggio di Liangjiahe per sette anni. Una storia che il presidente cinese non si è astenuto dal raccontare nei suoi tanti discorsi pubblici, tanto che il villaggio in cui è cresciuto è diventato meta di pellegrinaggio per i fedeli del partito comunista. «Quando sono arrivato all’età di 15 anni ero agitato e confuso. Quando me ne sono andato all’età di 22 anni i miei obbiettivi nella vita erano chiari e mi sentivo determinato», avrebbe raccontato Xi Jinping.
La scalata politica
Ansa/Roman Pilipey| Il presidente Xi Jinping durante la cerimonia di chiusura del 13° Congresso nazionale del popolo, Pechino, Cina, 28 maggio 2020.
L’esperienza nella campagna cinese lo fortifica a tal punto che Xi Jinping, invece di rivoltarsi contro il partito comunista che l’aveva costretto a quegli anni lontano dalla famiglia, decide invece di sforzarsi per entrare a farvi parte. Così, nel 1974 entra nel partito iniziando la sua lenta e costante scalata. All’età di 25 anni Xi Jinping assiste al rilascio del padre di cui riesce così a sfruttare i potenti collegamenti politici per spianare la sua scalata al potere. Quando Xi Jinping diventa segretario del partito comunista cinese, pochi riescono a intuire, sia dentro che fuori la Cina, cosa sarebbe successo nei cinque anni successivi: la tempesta e i cambiamenti che avrebbero investito il Paese. Xi Jinping era un politico astuto, ma dal profilo basso, tanto che quando sposa la sua attuale moglie, la famosa cantante Peng Liyuan, per anni molti usano chiedersi: «Xi Jinping chi? Il marito di Peng Liyuan?». Un leader, a detta di alcuni, noioso e facilmente dimenticabile.
Ma forse la forza di Jinping sta proprio in questa sua aurea di mistero, un uomo nell’ombra che dai campi agricoli di una remota provincia cinese è riuscito a costruire il mito dell’uomo che può farcela da solo incarnando il “sogno cinese”. Da segretario locale del partito nella provincia di Hebei, arriva a occupare ruoli importanti, tra cui capo partito di Shanghai, la seconda città più grande della Cina. Dal novembre 2012 è segretario generale del partito comunista cinese e presidente della Cina dal marzo 2013. Dalla fine del 2012 Jinping è anche a capo delle forze armate cinesi come presidente della commissione militare centrale.
Nell’ottobre del 2017 gli viene accordato un onore speciale: il suo nome è iscritto nella carta fondamentale del partito comunista assieme al suo contributo ideologico, il pensiero sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era, che dal marzo 2018 è entrato a fare parte anche della Costituzione cinese. Il leader asiatico non ha rivali dichiarati né successori: il suo mandato, dallo scorso anno, è rinnovabile senza limiti. Nel processo di consolidamento al vertice del potere è stato nominato anche a capo di diversi gruppi guida che regolano tutti i più importanti settori della vita dello Stato, dagli Affari Esteri al controllo di Internet. L’ascesa incontrastata di Xi Jinping è stata favorita anche da un peggioramento delle libertà civili e dei diritti umani e una dura repressione su dissidenti e attivisti, nonché uno stretto controllo sulla stampa.
Il piano globale di Xi
Epa/Yuri Kochetkov | Il presidente russo Vladimir Putin (D) e il presidente cinese Xi Jinping (S), San Pietroburgo. Russia, 6 giugno 2019.
«Il protezionismo è una stanza buia», ha detto Xi Jinping a gennaio 2017 alla platea del World Economic Forum di Davos. Negli anni Xi Jinping ha abilmente navigato tra il pensiero marxista e la necessità di aprire l’economia cinese al resto del mondo. Per Jinping lo slogan di un «sogno cinese» è il sogno «di una nazione forte». «Non si può fare finta che sia solo un altro grande giocatore. Questo è il più grande attore nella storia del mondo», ha dichiarato l’ex primo ministro di Singapore Lee Kuan Yew sulla crescita cinese. Per il futuro, Xi Jinping ha promesso che la Cina sarà in grado di realizzare «un miracolo che impressionerà il mondo» e il suo progetto della nuova via della seta gioca un ruolo fondamentale in questo senso, ma non solo.
Negli ultimi anni la Cina si è avvicinata all’Africa con massicci investimenti sia in campo economico che militare. Anche in Asia ha iniziato a proporsi come potenza economica e ad avanzare un ruolo diplomatico e geopolitico come nel caso dell’Afghanistan dove Pechino sta compiendo diversi sforzi per stabilizzare il Paese cercando un’intesa tra i talebani e il governo. Come per tutti i vicini di Pechino, la Cina è intenzionata ad assicurare la sicurezza alle rotte di transito terrestri e marittime della Belt and Road e Kabul è nel mirino della Cina. L’influenza globale della Cina è in crescita anche grazie alla politica degli Stati Uniti dell’America First che ha lasciato ampio respiro al progetto globale di Xi Jinping. Progetto che ha trovato anche nella Russia di Vladimir Putin un ottimo alleato strategico per avanzare gli interessi sia di Pechino che di Mosca.
Testo di Cristin Cappelletti