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Daniele Grassucci: «Il mio voto per la maturità 2019? Rimandata a settembre»

18 Gennaio 2019 - 20:43 Felice Florio
Open ha intervistato il direttore di Skuola.net: ecco cosa ne pensa del nuovo esame di Stato

«C’è un grosso subbuglio, ma alla fine questo esame si farà: è una legge dello Stato». Abbiamo intervistato Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. Ci ha spiegato le insidie di questa riforma, ha messo in lucei problemi: «È stato dato troppo poco tempo alle scuole per prepararsi su modifiche che devono ancora essere chiarite del tutto», e ha dato la sua opinione sugliscioperi di cui si parla tra gli studenti. «Le protestesono assolutamente comprensibili. Anzi voglio usare un altro termine: sono giustificabili. Sfido chiunque ad avere una reazione di calma olimpica di fronte a questi cambiamenti comunicati poco chiaramente, in ritardo e frammentati. Quando qualcuno dice che i ragazzi non si devono lamentare, sta dicendo una sciocchezza».

Grassucci, qual è la vera novità di questo esame di Stato?

«La vera novità di questa maturità è proprio che le novità si conoscono a puntate, sembra una serie di Netflix: l’impianto normativo in realtà è del governo precedente, è stato scritto nel 2017. Si sapeva già che ci sarebbero state due prove scritte invece di tre, che la seconda prova scritta sarebbe stata multidisciplinare, che l’orale avrebbe riguardato anche cittadinanza e Costituzione e l’alternanza scuola-lavoro. Sono temi che già si conoscevano. Il vero problema risiede nella declinazione pratica di tutti questi elementi di novità: non sono stati definiti tempestivamente, solo negli ultimi mesi abbiamo saputo qualcosa in più e fate il conto voi di quanto poco tempo manchi alla maturità 2019».

Perché, oggi, anche sui social, sono in agitazione tanti ragazzi?

«Oggi sono state scelte le materie della seconda prova e i commissari esterni. La tensione che si percepisce riguarda il fatto che il ministero ha deciso per una seconda prova multidisciplinare: non accadeva dal 1970. L’esempio più concreto lo si può fare sul liceo classico. Quest’anno la seconda prova prevede latino e greco, e l’ordine è fondamentale: vuol dire che ci sarà la traduzione di latino con domande di analisi del testo tradotto, poi ci sarà un brano già tradotto di greco e bisognerà però rispondere a delle domande di contesto per comparare i brani. Diventa una sorta di terza prova come era concepita prima, perdendo quella multidisciplinarietà pura che riuniva cinque materie diverse. Vale un po’ meno per il liceo scientifico, dove si avranno matematica e fisica insieme: sono due materie che comunicano molto tra loro, quindi gli studenti non verranno più esaminati nello scritto su tutte le altre discipline che rientravano nella terza prova».

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Gli esami di stato però non sono mai stati monodisciplinari.

«La verità è che la maturità è sempre stata multidisciplinare, il cambiamento grosso non risiede negli scritti, dove il coefficiente di difficoltà è diminuito rispetto ai precedenti esami di maturità. Diventa più complesso l’esame orale: resta multidisciplinare, ma non inizierà più con la presentazione di una tesina del candidato, ma partirà dall’estrazione di una fra tre buste all’interno delle quali il maturando troverà una serie di spunti, di argomenti, dai quali partire per iniziare un discorso multidisciplinare. Si tratta di esordire non con qualcosa che lo studente ha preparato e sente proprio, ma con un’argomentazione che va creata ex novo, all’impronta».

E i ragazzi sono pronti a questa rivoluzione dell'orale?

«Il ministero ha capito che bisogna insistere sulla preparazione degli studenti che non sono pronti per questo tipo di maturità. Ha introdotto quattro simulazioni nazionali da fare tra febbraio e aprile».

Quindi il gioco si fa più duro?

«Non è proprio così. Da una parte c'è questa complessità maggiore nell'orale. Ma si crea un cortocircuito con la forte semplificazione voluta con questa nuova maturità: avrà un peso enorme il percorso scolastico. I crediti, legati alla media dei voti degli ultimi tre anni di scuola, vanno a costituire quasi la metà del voto finale di maturità. Se hai il massimo dei crediti in tutte le materie parti da 40 punti su 100, prima si partiva da 25. Il ragazzo meno bravo parte oggi da 24 punti, che sono quasi metà della sufficienza, 60 per la maturità. Nei precedenti esami di Stato il minimo era 15».

Per quale motivo, dunque, sulla rete già si leggono intenzioni diprotesta?

«Sarà complesso perché è nuovo per tutti. A tendere però diventerà un esame ancora più semplice di quelli precedenti per i motivi che ci siamo detti. Ma questo succede ogni volta che viene introdotta una riforma: di anno in anno aumentano i promossi fino ad arrivare al 99,2% dei maturandi. Quando si è capito che l’orale sarebbe stato svolto in questo modo, studenti e insegnanti hanno smesso di lamentarsi per la multidisciplinarietà della seconda prova: l’orale, partendo dalle buste, comporta anche una rivoluzione nella preparazione dei ragazzi. È condivisibile che ci siano delle proteste».

Qual è il suo giudizio sulla riforma?

«Si tratta di una riforma partorita dal precedente governo, alla quale questo governo qui ha apportato alcune modifiche. Tutto sommato una risposta in linea con il trend storico, e cioè che l’esame di maturità non conta niente. Il punto è che bisogna ammettere con onestà che sia così. Come ho già detto, si rende l’esame ancora meno importante nella formulazione del voto finale. Però a questo punto, se proprio dobbiamo andare in questa direzione, io avrei abolito anche i commissari esterni che sono un costo enorme: stiamo parlando di quasi 150 milioni di euro di spesa pubblica. Dato che l’esame per come è strutturato è legato alla soggettività dei voti che vengono messi dai docenti, a questo punto è inutile spendere questi soldi per un esame che sia un tantino più rigoroso. Un rigore che, ironicamente, non si traduce sul voto finale. Bisognava avere il coraggio di dire che l’esame di Stato è una specie di scrutinio finale, una prova generale per gli esami universitari e per la vita. Non ha senso pagare i commissari esterni per imprimere un po’ di oggettività nell’esame quando poi, in fin dei conti, la percentuale dei promossi del 99,2% conferma il giudizio del consiglio di classe. Poi, la maggior parte delle università non considerano nemmenoil voto di maturità per l’ammissione, è ovvio che questo metro di giudizio è vecchio, inutile».

Si poteva fare meglio?

«Bisognava dare alle scuole una transizione più graduale, in cinque mesi scarsi devono finire i programmi, fare le simulazioni, preparare gli studenti a questa nuova formula. Non possono non essere stati dati ancora tutti i dettagli. È incredibile che questa prova si terrà a giugno e alcuni indirizzi non sanno praticamente come sarà la prova scritta perché non è stato mai fornito loro un esempio. Anche per la prima prova, solo per cinque tracce su sette sono state date alle scuole e metà dicembre delle tipologie di tracce esemplificative».

Grassucci, dia lei un voto alla nuova maturità del 2019.

«Il mio voto per questa nuova maturità– ride –rimandato a settembre»

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