La richiesta dell’Onu: «Ristabilire misure di soccorso nel Mediterraneo»
La Human Rights Watch, nel suo rapporto sui centri di detenzione libici, aveva parlato di «inferno senza scampo»; con una nota l’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, dice la stessa cosa con un linguaggio più istituzionale: «Considerato l'attuale contesto, in cui prevalgono scontri violenti e diffuse violazioni dei diritti umani, i migranti e i rifugiati soccorsi non devono fare ritorno in Libia».
Il commento sulla politica italiana
In realtà sappiamo già da tempo delle torture, del sovraffollamento, delle violenze sessuali, dei lavori forzati e delle malattie. Nel 2017 Dimitri Avramopoulos, Commissario europeo per le migrazioni, aveva denunciato le condizioni «scioccanti e degradanti» dei migranti detenuti in Libia. Il report della Human Rights Watch e il comunicato dell’Unhcr ribadiscono i limiti della politica degli stati europei sull’accoglienza.
ANSA|Tripoli, 2016: il funzionario Onu Martin Kobler visita migranti detenuti nel carcere di Abu Salim
«Bisogna intervenire con urgenza per ristabilire misure di soccorso efficaci nel Mediterraneo aumentando le operazioni di soccorso coordinate e congiunte, ristabilendo procedure di sbarco rapide in porti sicuri, e revocando le misure che impediscono di operare alle imbarcazioni delle Ong» prosegue il comunicato, che si conclude con parole vicine alla situazione italiana: «Ridurre il numero di arrivi non può costituire l'unico barometro per misurare il successo della propria politica, quando le persone annegano alle porte dell'Europa».
L'Onu:«Emergenza umanitaria,la priorità è salvare vite umane»
Il comunicato dell’Unhcr collega l’assenza di soluzioni a lungo termine al problema al clima e al dibattito politico europeo. Accusa i politici di «sfruttare le persone per i propri tornaconti elettorali» e vorrebbe che la questione migranti fosse trattato come «emergenza umanitaria, in cui la priorità è salvare vite umane».
Nel 2019 già 4.507 persone hanno attraversato il mare per raggiungere l’Europa. Il fenomeno, nonostante proclami e porti chiusi, non sembra arrestarsi, ma diventa sempre più pericoloso. Dopo altre 170 persone annegate nei nostri mari in pochi giorni, l’Onu chiede agli Stati di «ristabilire misure di soccorso efficaci nel Mediterraneo».