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Sea Watch: «Entriamo in acque italiane». Salvini: «Porti chiusi»

18 Maggio 2019 - 15:20 Angela Gennaro
«Non cambiamo idea», fa sapere il ministro dell'Interno. Il comandante della nave chiede la revoca del divieto di ingresso per ragioni umanitarie. «Condizioni fisiche e psicologiche difficili a bordo, alcuni minacciano il suicidio». La nave a un miglio dalle coste italiane

Mentre Matteo Salvini è impegnato a Milano per l'evento clou della campagna elettorale in vista delle elezioni europee, la Sea Watch3 – dal 15 maggio scorso al limite delle acque territoriali italiane dopo aver salvato 65 migranti, tra cui due neonati, un disabile e diversi ustionati gravi – è entrata oggi, sabato 18 maggio, in acque territoriali italiane e si trova attualmente a un miglio dal porto dove ancora non ha ricevuto autorizzazione a entrare. Mentre è stata autorizzata a gettare l'ancora. A borto, 47 persone salvate al largo della Libia.

La nave, spiega la portavoce italiana diSeaWatch Giorgia Linardi, «si trova in questo momento alla fonda a ridosso di Lampedusa». È stata avvicinata «da una motovedetta della Guardia di Finanza che ha chiesto qualifossero le intenzioni del comandante, che sono state spiegate e restano le stesse: motivi umanitari, il tempo»- c’è, spiega, un onda di 3 metri con vento di rinforzo da nord nord-ovest – «e le condizioni psicofisiche delle persone a bordo.Restiamo in questo momento alla fonda in attesa che termini l’avvicendamento dei traghetti sull’isola per poi poter procedere all’ingresso in porto che speriamo si verifichi nelle prossime ore».

«Non cambiamo idea: porti chiusi per chi non rispetta le leggi, mette in pericolo delle vite, minaccia. Una Ong, peraltro straniera, non può decidere chi entra in Italia». Salvini fa sapere di aver considerato la Sea Watch3 «non inoffensiva» in base a «quelle stesse convenzioni internazionali che vengono spesso invocate, anche a sproposito», dice attraverso i suoi canali di comunicazione. «Il Viminale ha diffidato la SeaWatch3 a entrare nelle acque italiane».

Ora il ministro dell’Interno «non cambia idea e non autorizza lo sbarco. Se qualcuno non è d’accordo si prenda la responsabilità pubblica di dirlo e di autorizzarlo. Li consideriamo complici dei trafficanti: abbiamo buoni motivi per pensarlo e per dirlo».

La richiesta del comandante

Il comandante di Sea Watchaveva annunciato in mattinatal'intenzione di «entrare nelle acque territoriali italiane e dirigersi verso Lampedusa», dice Giorgia Linardi. Lo stessocomandante «è stato in costante contatto con la Guardia costiera».La richiesta direvoca del divieto d'ingresso, sostiene ancora Linardi, arriva per «ragioni umanitarie»: secondo i medici e lo stesso equipaggio, infatti, le condizioni a bordo «supererebbero le motivazioni che hanno portato al diniego».

Ieri era stato dato il via libera allo sbarco a Lampedusa di 18 persone a bordo della nave Sea Watch 3: bambini accompagnati dai loro genitori e una migrante ferita.«Abbiamo fatto sbarcare malati e bambini, ma resta il divieto assoluto alla Sea Watch3 di entrare nelle nostre acque territoriali», aveva già risposto a strettissimo giro il ministro degli Interni Matteo Salvini. «Trasbordare i passeggeri e poi affondare la nave: questo farebbe un governo che intende difendere i propri confini», diceGiorgia Meloni su Twitter. «O anche stavolta la daremo vinta alle Ong?».

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La situazione a bordo

«​Siamo molto preoccupati perché alcune delle persone rimaste a bordo della Sea Watch3 parlano di autoinfliggersi ferite o addirittura di suicidarsi pur di interrompere questa situazione»,denuncia oggi il team medico della ong tedesca.

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La preoccupazione è non solo per le condizioni fisiche ma anche per quelle psicologiche. «La situazione è difficile, soprattutto dopo che sono stati fatti sbarcare alcuni, mentre altri sono rimasti a bordo in una condizione di incertezza. Dal punto di vista medico la situazione non è positiva, stiamo mantenendo un equilibrio molto fragile e precario», dicono dallaSea Watch.

La direttiva del Viminale

Nel frattempo l'Asgi, l'associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, afferma in una nota che la direttiva su cui si basa il diniego del Viminale-motivata anche con i «rischi di ingresso nel territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l'ordine e la sicurezza pubblica in quanto trattasi spesso di cittadini stranieri privi di documenti di identità e la cui nazionalità è presunta sulla base delle rispettive dichiarazioni»è «illegittima».

«Un eventuale rischio per la sicurezza va verificato con gli strumenti di legge opportuni, una volta avvenuto lo sbarco di tutte le persone nel rispetto delle normative vigenti», dice Asgi. Il ministero dell'Interno «non può decidere a chi assegnare i diritti, come avvenuto con lo sbarco a Lampedusa di soli 18 dei 65 naufraghi perché più vulnerabili».

La direttiva, per l'associazione, è«illegittima allorché afferma che la nave soccorritrice portando stranieri in situazione di soggiorno irregolare rischia di avere violato le norme italiane in materia di immigrazione e perciò di essere pericolosa per la sicurezza dello Stato».

In copertina Facebook | Sea Watch

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